Mariano Sabatini, tutti i volti del giornalismo: l’intervista di Valeria Scotti per telegiornaliste.com

19/06/2010

[ l’originale QUI ]

Uno dei mestiere più ambiti e più difficili: il giornalismo. Gavetta, raccomandazioni, scuole di giornalismo e molto altro ancora tra le pagine di Ci metto la firma! La gavetta dei giornalisti famosi, l’ultimo lavoro di Mariano Sabatini. Giornalista professionista, Sabatini ha scritto di costume, cultura e spettacoli e attualmente firma la rubrica di critica tv sul quotidiano Metro, oltre a partecipare come opinionista in tivù e in radio.

Perché oggi non bisognerebbe perdere le speranze di entrare in un mondo come quello del giornalismo?
«Eh, bella domanda! Io mi chiedo perché ci sia ancora qualcuno che voglia fare questo mestiere. È durissima arrivare ad uno status degno. Nella carta stampata, in tv o in radio l’andazzo è quello di non pagare i giovani, restringere i compensi a tutti, fare i furbi… Il mio ultimo libro contiene una provocazione: torniamo a fare la gavetta, non affidiamoci solo alle università, per capire prima possibile, misurandoci sul campo, se abbiamo o no le capacità o gli strumenti per cavarcela».

Il bene e il male del giornalismo oggi.
«Il bene è quello di sempre, è un lavoro bellissimo, se fatto con coscienza e buona fede. Dare notizie, togliersi lo sfizio di dire la verità, o quella che onestamente ci sembra tale, dare voce a chi non ce l’ha, metterci la firma e potersi oltretutto pavoneggiare… essere anche pagati per questo! Che c’è di meglio!? Il male è quello che ho descritto prima, e poi oggi c’è una pletora di velleitari. Internet ha dato anche all’ultimo blogger l’illusione di potersi dire giornalista. Spesso molti di loro si prestano a fare da cassa di risonanza del potere, soprattutto quello televisivo. Più o meno consapevolmente si fanno usare, cosa che un giornalista non dovrebbe mai fare».

Cosa ne pensi invece dei giornalisti che si dedicano esclusivamente al web oggi, tralasciando tv e carta stampata? Sono degli illusi o dei perdenti?
«No, in quel caso si tratta di un tentativo di perseguire quella che sembra la via de futuro. Già c’è tanta gente che si informa solo attraverso la Rete. Grandi gruppi editoriali internazionali stanno scommettendo sull’online, qui da noi Angelo Perrino con Affari italiani fa un lavoro eccellente, Dagospia dal 2000 fa un’informazione effervescente, il gruppo Tiscali, Virgilio, etc. Il problema per i giornalisti è che Internet non dà ancora, in termini di ritorno economico, quello che promette. Il discrimine è quello, altrimenti rimane un hobby».

Ci metto la firma! La gavetta dei giornalisti famosi: tra aneddoti ed esperienze altrui, se tu dovessi indicarmi una morale di questo libro?
«Ricevo tantissime e-mail, quasi ogni giorno. Tutti mi dicono di aver apprezzato le tante voci, le esperienze, i racconti sul mestiere di grandi colleghi come Feltri, Piroso, Mannoni, Mastrogiacomo, Cuffaro, Cazzullo, Sotis, Capuozzo, Giordano… Oltre a loro, sessanta grandi firme, c’è nel mio piccolo anche la mia, di esperienza. Racconto come un ventenne, senza amicizie o appigli familiari, sia riuscito ad arrivare in tv grazie all’incontro con un professionista illuminato come Luciano Rispoli. Negli anni Novanta dello scorso secolo, nella redazione di Tappeto volante in onda su Telemontecarlo ho imparato le regole di un giornalismo popolare, rispettoso, rigoroso. Io ammiravo Rispoli, anche da spettatore, e non perdevo occasione per spedire lettere a destra e a manca per magnificare le sue caratteristiche. Direttori di rete, anchormen, giornalisti, tutti dovevano sorbirsi le mie sperticate “recensioni” su Rispoli e tutti glielo riferivano. Così Luciano, quando lo chiamai per un’intervista perché nel frattempo avevo cominciato a collaborare al Tempo di Roma, mi chiese di sostituire un suo autore. La tenacia premia, dunque, questa è la morale».

Riguardo al futuro giornalistico, su cosa metteresti la firma?
«Sul fatto che avremo un giornalismo sempre più crossmediale, tutti i generi in interconnessione: quotidiani online, news sul telefonino, web radio e web tv e via dicendo. Sono anche convinto che passerà ‘a nuttata, come diceva Eduardo, e ci lasceremo alle spalle questo bruttissimo periodo economico, avvilente per il giornalismo».

Un consiglio/suggerimento dal quale consigli di diffidare?
«Mai credere a chi ti dice di non disturbare i potenti. Io ogni giorno nella mia rubrica sulle pagine del quotidiano Metro tiro mazzate ai teledivi, conduttori e dirigenti, che se lo meritano. Il prezzo da pagare è una certa emarginazione, ma la libertà non ha prezzo e ho la stima dei lettori, due milioni al giorno per il mio giornale, che mi scrivono e mi fermano per la strada. Devo ringraziare il mio direttore, Giampaolo Roidi, che mi lascia la più ampia agilità di manovra e mi difende dagli attacchi dei personaggi più supponenti».

Una parola, un episodio, una persona, insomma un qualcosa che, fino a oggi, potrebbe riassumere la tua carriera come giornalista.
«È legata sempre a Rispoli, mi spinse a cercare Macello Mastroianni in un periodo in cui tutti volevano intervistarlo per una sua presunta dichiarazione sull’alito della morte che avvertiva sul collo. Chiamai la moglie Flora, riuscii a convincerla a darmi il numero dell’albergo dove l’attore si era rifugiato. Marcello mi maltrattò ma dovette intuire la buona fede dei miei ventitré anni, così accettò di collegarsi con lo studio del Tappeto volante in cui Rispoli stava intervistando Vittorio Gassman. Mi affrettai a trascrivere e a passare alle agenzie il colloquio dei due grandissimi divi e il giorno dopo finimmo sul Corriere della sera e altri giornali. Lo considero un mio piccolo scoop».

Telegiornaliste anno VI N. 20 (237) del 24 maggio 2010


tempostretto.it intervista Mariano Sabatini su “Ci metto la firma! La gavetta dei giornalisti famosi”

12/04/2010

«Dicono che sono il più cattivo dei cattivi, perché in fondo troppo buono per dire bugie»

di Francesco Musolino 8/4/2010 l’originale [ QUI ]

Il giornalista, autore e critico tv, Mariano Sabatini, racconta gli esordi delle più importanti “firme” italiane Leggi il seguito di questo post »


“Ci metto la firma!”: Il Recensore.com intervista Mariano Sabatini

30/03/2010

di Stefano Giovinazzo 30 marzo 2010 l’originale [ QUI ]

Mariano Sabatini in “Ci metto la firma. La gavetta dei giornalisti famosi” (Aliberti editore, 2009) di uno dei mestiere più ambiti ancora oggi. Un volume che si configura, in un quadro d’insieme, come un’inchiesta sul panorama attuale del giornalismo italiano partendo dalle firme più importanti che vanta oggi l’Italia. Dalla gavetta all’esperienza del giornalista, dalla questione delle raccomandazioni (o “segnalazioni) fino alle scuole di giornalismo. VIDEO/L’autore parla del proprio libro a Televita

Ci metto la firma“: un libro di un giornalista sul giornalismo, rivolto ai giornalisti. Come nasce l’idea?
“Per i miei precedenti libri, sui Trucchi d’autore (pubblicati da Nutrimenti), durante le interviste in radio e in tv mi definivano sempre ’scrittore’. Scrivo libri ma non mi ritengo uno scrittore, piuttosto uno scrivente. Invece so di essere un giornalista che di volta in volta si mette al servizio di persone che hanno qualcosa da raccontare. Di qui, l’idea di un libro sulla gavetta dei giornalisti famosi. A giudicare dalle tante e-mail di apprezzamento ci ho visto lungo. Del resto sono riuscito a pubblicare il libro che io, quando iniziavo questo mestiere, avrei voluto leggere: pieno di racconti pratici, esperienze, dirette…”

Nel testo emergono tratti comuni per intraprendere (e/o inseguire) la professione giornalistica: tenacia, passione, rischio. Cosa ne pensa?
“Penso che sono le caratteristiche da cui un giornalista non può prescindere. La tenacia, che è servita anche al sottoscritto, per arrivare in assenza di appoggi. La passione per proseguire, tra mille frustrazioni, sacrifici, problemi, umiliazioni. Il rischio, purché calcolato e per quanto è possibile contenuto, per diventare una firma riconosciuta, autorevole, un riferimento per la categoria e per i lettori.”

Un giornalismo prima e un giornalismo dopo. In che fase siamo per quanto riguarda l’accesso alla professione? Sempre più una chimera essere pagati per scrivere?
“Hai fotografato il problema, internet rappresenta il non luogo privilegiato delle illusioni. Ma anche i giornali cartacei si vanno adeguando in negativo. Cerca di non pagare, senza valutare che in tal modo si inquina la professione. Tanti velleitari che fanno giornalismo per hobby.”

Le rigiro la domanda che lei ha posto ai suoi interlocutori: radio, tv, giornali, internet. Chi detterà legge nel giornalismo?
“Tutti i media in interconnessione, vivremo in un epoca sempre più cross mediale. Con grande malinconia per chi come me ha sempre amato e continua ad amare la carta, con i suoi odori e ingombri.”

Tre doti per fare il giornalista oggi?
“Ricchezza di famiglia, buone conoscenze, politiche o imprenditoriali, capacità di chinarsi e farsi sodomizzare dai potenti. Se non le hai sarai sempre un eccentrico, emarginato, scomodissimo, soprattutto se pretendi di dire, scrivere, diffondere la verità. O quella che ti sembra onestamente la verità.”

Poniamo il caso che si trovi davanti ad un ragazzo che ogni giorno invia decine di cv alle redazioni, si propone con numerosi pezzi, spera e aspetta con fiducia il proprio momento senza che la situazione si sblocchi. Cosa si sente di dire?
“Oggi il panorama è cambiato, c’è tanta concorrenza, tantissimi che vogliono – non mi spiego bene perché – fare i giornalisti. È vero che vanno moltiplicandosi i canali televisivi, le radio, i giornali, i siti internet ma l’andazzo è quella che ho detto prima. Anche la gravissima crisi economica in atto, non aiuta. Ci sono sempre meno certezze, tutele, reti di protezione. Ci sono pochissimi che guadagnano tantissimi e moltissimi che intascano poco o più spesso nulla. Eppure la passione ci salverà, ci porterà fuori dall’uragano. Solo chi è davvero motivato ce la farà.”

Tre aggettivi per il giornalismo del passato, tre per quello odierno e tre per quello futuro?
“Autorevole. Servizievole. Prono.”

La gavetta esiste ancora. Quello che non esiste più, invece, è la volontà di investire seriamente sulle nuove leve che spesso, senza generalizzare ovviamente, diventano soltanto stagisti di turno. Un suo pensiero.
“Vado a ingurgitare della cicuta, per darmi almeno una fine socratica. A parte gli scherzi, c’è poco da scherzare e dunque sorridiamo, stiamo allegri, la battuta eduardiana passerà. Stiamo all’erta, evitiamo di darci gratuitamente a editori furbi, che speculano sulla pelle dei giovani cronisti. Resistiamo. Occhi aperti, orecchie spalancate, buone scarpe, entusiasmo… Domani è un altro giorno, pieno di fatti da raccontare.”

Mariano Sabatini è giornalista professionista. È critico tv di «Metro» e Radio Capital e ha una rubrica su «Italia Oggi» e «Affari Italiani». Dagli anni Novanta a oggi ha scritto di costume, cultura e spettacoli per «.Com», «Il Giornale», i quotidiani del Gruppo Espresso, «Gioia», «Radio-corriere», «Film Tv», «Libero», «Il Tempo». Ha firmato come autore programmi di successo per Tmc, Rai e altre emittenti nazionali: Tappeto Volante, Unomattina, Parola mia, etc. Ha pubblicato La sostenibile leggerezza del cinema (ESI, 2001), Trucchi d’autore (Nutrimenti, 2005) e Altri trucchi d’autore (Nutrimenti, 2007).

Autore: Mariano Sabatini
Titolo: Ci metto la firma. La gavetta dei giornalisti famosi
Editore: Aliberti
Anno di pubblicazione: 2009
Prezzo: 18 euro
Pagine: 356


“Ci metto la firma” di Mariano Sabatini su SiciliaToday

11/02/2010

La “gavetta” dei giornalisti famosi

di Antonio Longo

l’originale [QUI]

Ed ecco quindi passare in rapida rassegna le risposte di operatori dell’industria delle notizie del calibro di Mario Giordano, Alfonso Signorini, Vittorio Feltri, Adele Cambria, Maria Giovanna Maglie, Maria Cuffaro, Sandro Ruotolo, Pietro Calabrese, Gigi Vesigna, Renato Farina, Lucio Caracciolo, Riccardo Barenghi, Daniele Mastrogiacomo, Claudio Sabelli Fioretti, Giovanna Botteri, Vittorio Zucconi, Lina Sotis, Aldo Cazzullo, Toni Capuozzo, Gianni Mura, Ennio Remondino, Maurizio Mannoni, Sandro Piccinini, Massimo Gramellini, Antonello Piroso, e le guest star del giornalismo internazionale Barbara Serra, Marcelle Padovani, Manuela Dviri.

“Succulente” interviste plurime in cui i protagonisti dei giornali e delle televisioni “regalano” anche utili e preziose dritte a tutti coloro che intendano introdursi nell’universo giornalismo, fornendo consigli e suggerimenti circa le doti che deve possedere un buon giornalista, gli errori da evitare, come si realizza l’intervista perfetta, come si scrive un attacco irresistibile, quali sono i testi da leggere ed i modelli da seguire.

Un vero e proprio vademecum per i futuri giornalisti, ma non solo, che grazie all’esperienza “sul campo” di coloro che “ci sono riusciti” aiuta a comprendere meglio meccanismi e processi che sovrintendono alla gestione e divulgazione delle news.


INTERVISTA A MARIANO SABATINI: CI METTO LA FIRMA! di Marco Patruno (generazionep.blog.lastampa.it)

02/02/2010

l’originale [QUI]

Mi ha gentilmente concesso l’intervista il giornalista e noto critico televisivo Mariano Sabatini, autore del libro “Ci metto la firma! la gavetta dei giornalisti famosi – cosa facevano quando non erano nessuno” edito dalla casa editrice Aliberti http://www.alibertieditore.it Oltre a raccontare la sua gavetta e dell’incontro con il conduttore tv Luciano Rispoli, Mariano Sabatini intervista numerosi giornalisti della carta stampata e della televisione che raccontano loro stessi e il loro mestiere. Tra questi posso ricordare Maria Cuffaro, Massimo Gramellini, Alfonso Signorini, Giovanna Botteri, Sandro Ruotolo, Cesare Lanza, Pierangelo Sapegno, Edmondo Berselli… e molti altri ancora. Questo libro non lo letto di un fiato, ma quasi. Questo libro di Mariano Sabatini l’ho trovato molto più utile di tanti manuali teorici di giornalismo. Il giovane giornalista o aspirante tale può sondare e trovare una bussola di orientamento verso la “terra” della professione che va a calpestare e svolgere o cerca di svolgere…. Ricordo che Mariano Sabatini, dopo aver firmato tanti programmi televisivi d successo come autore (“Tappeto volante”, “Parola mia”, “Uno mattina”), è critico Tv del quotidiano free press “Metro” http://www.metronews.it/, è stato protagonista dei “Capitalisti” su “Radio Capital” http://www.capital.it/capital/home e partecipa spesso come opinionista in numerosi programmi di Rai, Mediaset e La7.

Marco Patruno – In alcune interviste del suo libro, lei domanda ad alcuni giornalisti se consiglierebbero ad un giovane di scegliere la strada del giornalismo. Lei, invece, suggerirebbe ad un giovane aspirante giornalista figlio di operai senza parentele politiche o giornalistiche di fare questo mestiere?

Mariano Sabatini – Lo suggerirei a chiunque avesse una passione insana per questo mestiere che, nonostante tutto, continuo ad amare. Sono brutti tempi, c’è poco lavoro, tanti sedicenti editori che sfruttano il lavoro di giovani speranzosi. Internet rimane una chimera: a chi lavora in questo ambito non dà ancora, in termini di guadagni e possibilità di sostentamento, ciò che promette da anni. Nondimeno, io sono figlio di persone per nulla introdotte, non avevo amicizie o spinte, eppure ce l’ho fatta ad ottenere il tesserino amaranto da professionista, dopo anni di gavetta e di lavoro come pubblicista. come pubblicista.

Marco Patruno – Nelle sue interviste la raccomandazione viene spesso accettata dagli intervistati come dato fisiologico di un sistema. La spiegazione che si da di solito è: se quel giovane avrà la stoffa andrà avanti, altrimenti no. Ma la raccomandazione non introduce una distorsione in una competizione e fa partire i giovani giornalisti su diverse linee di partenze?

Mariano Sabatini- Eh, sì, sono le ingiustizie della via. Anche un giovane notaio o farmacista, con antenati nella stessa professione, avrà la strada spianata. A differenza di altre professioni, il talento giornalistico però non si trasfonde per raccomandazione. Ci si può consolare in questo modo. I fuoriclasse, o comunque i più determinati, emergeranno comunque.

Marco Patruno – Secondo lei rispetto al passato ci sono maggiori o minori opportunità per i giovani giornalisti di fare carriera?

Mariano Sabatini – Minori, perché il mercato è saturo. Ogni sei mesi si tengono esami da professionista fin troppo facili che “laureano” sette – ottocento nuovi professionisti. Il mondo della comunicazione, in grande affanno per la recessione e la crisi della pubblicità, non può assorbirli. Insomma l’esame è una sorta di mattanza, crea per lo più candidati alla disoccupazione, o se va meglio al precariato prolungato sine die. Si moltiplicano i canali televisivi, le web radio, le piattaforme di giornalismo partecipativo ma non intravedo un gettito regolare di compensi adeguati agli sforzi. Mi dispiace apparire apocalittico, negativo, laddove il mio ritratto dello stato dell’arte è ispirato al puro realismo. In ogni caso, devo ripetermi, i malati di giornalismo troveranno in queste mie parole solo motivi per incaponirsi, cercando di farcela. Ed è giusto che sia così, in quanto lo spazio per i talentuosi, capaci di schivare trappole e sopravvivere alle angherie della gavetta, avranno di che esultare.

Marco Patruno – Recentemente è scoppiata la polemica sui bamboccioni a seguito delle dichiarazioni del ministro della funzione pubblica. Il dibattito è finito su quotidiani e periodici con articoli molto negativi sulla mia generazione (penso ad esempio l’articolo di Luca Ricolfi su Panorama). Non pensa che questo dibattito sia più un monologo di una generazione verso un’altra generazione?

Mariano Sabatini – Si tratta di fumo negli occhi che il ministro Brunetta, sempre ansioso di stupire e calamitare l’attenzione dei media, soffia negli occhi dei creduloni. I giovani, dai venti ai quarantacinque anni, perché in questo Paese la forbice è questa, per la prima volta stanno molto peggio dei loro genitori. Non c’è più neppure la speranza di migliorare il proprio status sociale. Questo è brutto, pericoloso, deprimente. Altro che bamboccioni, sono convinto che potendolo fare tornerebbero a casa da mammà anche quelli che hanno fatto coraggiosamente un passo fuori dal nido familiare.

Marco Patruno – Quali consigli o strategie si sentirebbe di comunicare ad un giovane giornalista per trovare il suo piccolo –minuscolo spazio nel giornalismo?

Mariano Sabatini – Come scrivo nel libro, consiglio di distinguersi prima possibile dalla massa a cui accennavo prima. Trovare un settore di competenza, specializzarsi, rendersi indispensabili per un giornale o una rete radiotelevisiva, senza tuttavia rinunciare a leggere, studiare, rimanere informati su tutto. Se ami il calcio devi sapere tutto, anche quanti peli ha sul petto, il più sfigato giocatore presente e passato della squadra cittadina. Se vuoi scrivere di cinema, non puoi non conoscere le filmografie dei maggiori registi, ma neppure dei minori. Se vuoi fare il cronista di nera devi dotarti di buone scarpe, pelo sullo stomaco, farti amici delinquenti, inquirenti, devi sapere tutto prima e più degli altri. Il mio libro è pieno zeppo di esperienze, aneddoti, curiosità, racconti impagabili… l’ho scritto pensando ai miei entusiasmi degli esordi. A trovare sessanta grandi nomi del giornalismo che mi raccontassero la loro gavetta, tra successi e scoramenti, ci avrei davvero messo la firma!


“Ci metto la firma – La gavetta dei giornalisti famosi” di Mariano Sabatini: la recensione di Simona Borgatti su tellusfolio.it

14/12/2009

Ovvero la recensione di un libro sui giornalisti scritta col mouse di una cronista di campagna semi senior

l’originale [ QUI ]

13 Dicembre 2009

“Giornalisti farabutti”, questo l’epiteto autunnale coniato dal nostro Premier in merito alle recenti vicissitudini della stampa nazionale, parte della quale, dopo questa invettiva, ha stabilito che in Italia la libertà di informazione è una chimera e in un sabato di ottobre ha sfilato indignata per rivendicare l’orgoglio della categoria.

Chi scrive non è giornalista professionista, ma una cronista di campagna un po’ âgée se paragonata agli aspiranti cronisti ventenni, ovvero una che nella vita “fa altro”, ma che possiede un Avatar scandalosamente innamorato della carta stampata che l’ha condotta alle collaborazioni con alcuni giornali locali. Quando l’Avatar legge gli epiteti berlusconiani o vede i taccuini agitarsi in manifestazione inizia a porsi delle domande. A parte quella da un milione di euro, ovvero “Esiste o no la libertà di stampa in Italia?” per la quale non sa proprio rispondere a meno di misurarne il grado attraverso la suscettibilità del lettore tirato in causa e perciò aspirante querelante, dicevo – l’Avatar si pone altre domande, tipo “Ma com’è il mestiere del giornalista? È tutto rose o possiede le immancabili spine? Perché ha un così forte potere di attrazione?”

L’Avatar ha trovato in parte le risposte alle sue domande sotto il sole cocente della Grecia, la scorsa estate, molto prima dunque degli scandali autunnali, in un libro: Ci metto la firma. La gavetta dei giornalisti famosi, Aliberti Editore, di Mariano Sabatini, classe 1971, giornalista professionista, critico televisivo e artefice, tra l’altro di Trucchi d’autore in cui si narrano gli escamotage letterari di molti scrittori e scrittrici italiani.

Sabatini, intervistando ben 60 firme del giornalismo italiano, racconta la vita, i sacrifici, gli inizi, le regole, gli aneddoti di una professione che mentre prima si dipanava tra i fax e la magica Olivetti Lettera 32, ora invece tra blog, telefoni satellitari, palmari, black barry, e giornali on line, ricerca una nuova identità. E l’opera, oltre a soddisfare le legittime curiosità di chi è attratto da questo mestiere, offre anche un interessante spaccato sociale e dell’evoluzione della professione giornalistica. L’Avatar vorrebbe, per trasparenza di cronaca, elencare tutti e 60 i big dell’informazione, ma faticherebbe a stare nelle “battute”, primo scoglio dell’aspirante che in 50 righe deve essere al contempo originale, raccontare i fatti avendo controllato le fonti, incuriosire il lettore e non incappare in querele. E poi, mai vorrebbe offendere quelli che non si vedono citati: o tutti o nessuno, dunque.

L’autore a tutti i suoi interlocutori rivolge spesso le stesse domande ed è interessante scoprire che la maggior parte di questi dà risposte molto simili le cui differenze vanno ricercate principalmente nella personalità dell’intervistato e nella sua formazione alla professione. Si scopre, ad esempio, che la curiosità, per la maggior parte degli intervistati, è la dote principale per un giovane che si affaccia alla professione insieme alla perseveranza, dote necessaria per riscrivere un articolo cestinato quattro volte dal capo redattore o per tallonare le fonti. E scopriamo così che la vita del cronista con “cestino a vista” non è proprio quella romanzata intessuta di whisky, sigarette e sregolatezza, ma è fatta di sacrifici in cui la vita privata spesso viene messa a dura prova. Specie se il cronista fa l’inviato in zone perigliose.

Anche Sabatini punta il dito, se non sulla libertà di stampa, sulla separazione dei fatti dalle opinioni. Qui le risposte raccolte non convergono: per alcuni giornalisti sì, per altri no, per altri ancora “ni”. Per Feltri – e mi perdoneranno gli altri 59 – ad esempio, «…la scelta stessa dei vocaboli usati per raccontare rivela un’opinione». Il Vero Cronista non dovrebbe “avere un opinione”, ma raccontare i fatti per permettere al lettore di “farsi un’opinione”, però forse, proprio perché l’Italiano – inteso sia come cittadino sia come lingua – è individualista e carico di sfumature, presto si arriva alla pragmatica e sincera dichiarazione di Feltri.

Sull’uso corretto della nostra lingua molti sono dell’idea che la sintassi vada conosciuta o quanto meno applicata, ma anche l’uso dell’aggettivo, secondo la ricetta anglosassone, è molto importante così come avere un buon “attacco” – l’inizio del pezzo – che possa incuriosire il lettore o lo stile il quale possa elevare il semplice cronista a “firma” del quotidiano.

Il libro di Sabatini può considerarsi un affresco corale del giornalismo italiano, quasi una foto di gruppo perché a Sabatini piace immaginare il giornalismo come «…una grandiosa sinfonia di voci». Da queste 60 voci che si raccontano molto bene e con sincerità, in nome della libertà di espressione, si impara che il giornalismo in tempi di blog e rete è comunque cosa molto seria alla quale anelano ancora oggi molti giovani aspiranti cronisti. E difatti l’autore, con questo libro, vorrebbe essere utile proprio a chi, come ha fatto lui in passato, è agli inizi della gavetta e «muove i primi passi nel giornalismo senza santi lassù né protezioni politico-familiari». E le numerose lettere che Sabatini riceve ogni giorno da aspiranti cronisti o giornalisti praticanti ne sono una diretta testimonianza che riflette ancora in molti giovani la presenza delle passioni e degli ideali.

Simona Borgatti


Ci metto la firma!: Maria Lucia Riccioli intervista Mariano Sabatini

06/11/2009

l’originale [ QUI ]

copertina-defCi metto la firma! – La gavetta dei giornalisti famosi (Aliberti editore)

È la nuova fatica di Mariano Sabatini, autore e giornalista per la carta stampata, la radio e la televisione. Una serie di interviste a nomi “eccellenti” del giornalismo italiano, dai “grandi vecchi” come Zucconi e la Cambria alle nuove leve che saranno i punti di riferimento per i giornalisti di domani, dai cronisti sportivi a quelli che ci raccontano i cambiamenti di costume e le trame della politica. Editoriali e inchieste, scoop e rubriche…

   Un libro che si legge con curiosità e che potrebbe essere un ottimo aiuto per approcciarsi ad un mondo spesso mitizzato, ad una figura che il cinema e i romanzi ci hanno presentato di volta in volta come eroica o cinica e disincantata. Mariano Sabatini fa sfilare davanti ai nostri occhi i nomi e le esperienze di uomini e donne accomunati da un mestiere affascinante. Riusciamo quasi a vederli, dal loro primo giorno tra titoli, occhielli e sommari, alle loro giornate attuali, divise tra computer, riunioni, incontri, conferenze. 
   Pensiamo ai mitici cronisti dello scandalo Watergate, a tanti corrispondenti di guerra, ai grandi viaggiatori – Moleskine e matita in mano – pronti a raccontarci mondi esotici e popoli lontani. Come saranno i giornalisti dell’era di Internet? Quali nuove sfide dovranno affrontare per informare, commentare, divulgare, criticare in un mondo sempre più globalizzato?
   Dopo Trucchi d’autore e Altri trucchi d’autore (usciti rispettivamente nel 2005 e nel 2007 per Nutrimenti editore) in cui le domande erano rivolte a poeti e scrittori, stavolta Sabatini ci proietta nel mondo delle redazioni giornalistiche e televisive, tra un briciolo di nostalgia per le Olivetti 22 e le lampade schermate di verde e la passione per un mestiere che oggi richiede nuove competenze e utilizza gli strumenti delle nuove tecnologie.
   Se volete saperne di più, ecco il blog dedicato al libro: www.cimettolafirma.wordpress.com. E se vi va di conoscere meglio il suo autore, la sua mail è m.sabatini@libero.it.
   E adesso… chi di domanda ferisce, di domanda perisce. Vediamo come risponde Sabatini al fuoco di fila di domande cui ha sottoposto i suoi intervistati.

   sabatini-1Il tuo primo giorno in redazione?
Mai fatto neanche un giorno di redazione in un giornale, sempre da esterno, collaborando, proponendo e realizzando pezzi. In tv invece, a Tmc, progenitrice di La7, andai con il cuore che batteva fortissimo. Incontravo Luciano Rispoli, un mito per me. Ero emozionatissimo, tanto da toppare persino la sintassi e la coniugazione dei veri nello scrivere dei pezzi.
Cosa ti fa amare questo mestiere?
Il fatto di poterci mettere la firma, con tutto quello che significa, i tanti oneri e i pochi non trascurabili onori. Il fatto che la gente mi fermi per strada, scrivendo per un quotidiano che nel centro-nord è molto popolare, per commentare, complimentarsi, protestare. Mi riferisco al quotidiano Metro. Quelli che invece mi fermano per avermi visto in tv, dove vado spesso ospite, si complimentano per il solo fatto che ci ho messo la faccia…
Gli aspetti insopportabili?
I veleni, le invidie dell’ambiente, la gestione clientelare e dispotica nei giornali.
Le difficoltà che hai incontrato?
Non avere appoggi né familiari né politici o di amicizia. Quel pochissimo che ho fatto lo devo solo a me stesso, all’ingegno, alla forza di volontà, a Roma diciamo la tigna.
Hai mai fatto una markette?
Mai, mai, proprio mai. Solo qualche favore ad amici, mai niente che mi desse guadagno, e solo quelle per me sono markette.
Whisky, sigari, sregolatezze… il cinema ha esagerato nel raccontare il giornalismo?
Quello era il giornalismo di una volta, quello di Bogart nel famoso film. Oggi spesso un impiegato si muove e diverte di più di un giornalista al desk.
Com’è la tua giornata lavorativa?
A singhiozzo, perché lavorando in casa sono preso anche dalla gestione della famiglia, delle mie bimbe, la scuola e via dicendo.
I tuoi errori più gravi agli esordi?
Un certa arroganza, dovuta alla timidezza e al senso di inadeguatezza. Ma ho abbassato presto le penne.
La tua prima soddisfazione?
Essere riuscito, dopo tanto averlo ammirato in tv, ad intervistare Luciano Rispoli per Il Tempo. Erano i primi anni Novanta.
Lo scoop di cui vai fiero?
L’aver procurato al “Tappeto volante” un intervento di Marcello Mastroianni che è poi finito pari pari, trascritto da me, sul Corriere della sera. L’aver proposto e anticipato con largo margine su ItaliaOggi l’arrivo di Zavoli alla Commissione di vigilanza sulla Rai.
I tuoi modelli di riferimento?
Si può imparare da tutti, anche a distanza, leggendo, prendendo appunti, ritagliando i pezzi, facendosi un archivio personale.
Come si diventa una firma?
Ci vuole fortuna, fiuto, capacità di mettersi sulla lunghezza d’onda dei tempi, oppure astutamente andando controcorrente.
L’intervista che ti ha emozionato di più. E poi… chi vorresti intervistare?
L’incontro con Rita Levi Montalcini non lo dimenticherò, alla fine era lei che intervista me, dimostrando una commovente curiosità nei confronti degli altri. Chi vorrei intervistare? Papa Ratzinger, Bin Laden, il presidente Obama, la regina Elisabetta, Giorgio Napolitano… tanti, tanti, la curiosità è l’anima del giornalismo.
Il tuo rapporto con la tv e Internet.
Rapporto ossessivo, non so far a meno né dell’uno né dell’altra. E di entrambi diffido.
Come lavori per scrivere un pezzo?
Faccio il critico tv, principalmente, guardo tanta tv e dico quello che penso. Ne più né meno. Senza sconti.
Sempre meglio fare i giornalisti che lavorare?
Sempre meglio lavorare! E di questi tempi, soprattutto per i giornalisti, il lavoro purtroppo scarseggia. Ha da passa’ ‘a nuttata, per dirla con Eduardo De Filippo.

Maria Lucia Riccioli


Ci metto la firma! di Mariano Sabatini: la recensione di Simone Gambacorta su lacittaquotidiano.it (3/10/09)

09/10/2009
Ci metto la firma! di Mariano Sabatini: la recensione di Simone Gambacorta su lacittaquotidiano.it (3/10/09)

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abruzzocultura.it: A colloquio con l’autore di “Ci metto la firma”, una raccolta di sessanta interviste ai protagonisti della carta stampata e della tv

01/10/2009

di Simone Gambacorta – l’originale [QUI]

copertina-defCome si diventa giornalisti? Quali sono stati i primi passi delle firme più note? Mariano Sabatini risponde a queste e molte altre domande con “Ci metto la firma. La gavetta dei giornalisti famosi” (Aliberti, pp. 357, 18 Euro), un libro dove ha raccolto sessanta succose interviste ai protagonisti del nostro giornalismo. Romano, classe 1971, Sabatini è giornalista professionista e in passato ha anche pubblicato due fortunati volumi di interviste a scrittori, “Trucchi d’autore” e “Altri trucchi d’autore”, entrambi apparsi per i tipi di Nutrimenti.

“Ci metto la firma” è una raccolta di interviste dove sessanta giornalisti “arrivati” parlano della propria gavetta: come e perché hai deciso di pubblicare questo libro?mariano_sabatini

«Perché ho ravvisato una grande richiesta da parte di giovani aspiranti colleghi che vogliono sapere come ce l’hanno fatta quelli che ce l’hanno fatta e hanno raggiunto livelli di notorietà, autorevolezza, bravura non facili da raggiungere. Insomma, un libro che io avrei voluto incrociare e divorare ai miei esordi».

Sin dall’inizio l’intenzione era di farne un libro?

«Subito un libro, che nasce dalle precedenti serie sui “Trucchi d’autore”. Sto delineando un metodo che mi consente di assemblare attraverso esperienze eterogenee manuali atipici e di agilissima lettura».

Quanto tempo di lavoro è occorso per mettere insieme tutte le interviste?

«Le interviste vanno richieste. Alcuni accettano, altri dopo un inseguimento di mesi poi magari si sottraggono. È capitato con Giuliana Sgrena. Dopo il tutto va riscritto, calibrato, ritmato… Un lavoro che richiede qualche mese. Stavolta poi il libro ha sofferto ritardi per un intoppo: l’editore che intendeva pubblicarlo avrebbe voluto che eliminassi l’intervista a Renato Farina, io ho eliminato l’editore per non sottostare a censure. Compito di un giornalista è dare voce a tutti».

Chi ti ha detto “no”, oltre alla Sgrena?

«Oltre a Sgrena, Maria Laura Rodotà, Vera Montanari, Fiorenza Vallino, Daria Bignardi, soprattutto le donne che io ammiro molto, e poi anche la star Marco Travaglio».

Hai seguito un criterio di base per assemblare questi “materiali”?

«Mi sono tenuto lontano dai troppo famosi, dai televisivi. A Costanzo, Vespa, Mentana o Floris non ho neppure chiesto apuntamento. Ho scelto giornalisti di diversa estrazione e professionalità, dalla radio alla carta stampata. Ci sono televisivi meno inflazionati, Piroso, Cuffaro, Mannoni, Piccinini».

Perché hai rinunciato ai più famosi?

«Perché gli anchormen più popolari sconfinano nell’arte dell’intrattenimento che è un’altra cosa rispetto al giornalismo che mi interessava rappresentare».

Chi è stato il primo che hai intervistato?

«Questo proprio non me lo ricordo, le interviste sono sessanta e dalla prima è trascorso molto tempo».

Conoscevi tutti personalmente?

«No. Questo è impossibile, tutti quelli presenti nel libro però mi hanno usato una gran cortesia volendo condividere i loro ricordi coi lettori».

Da giornalista, che esperienza è stata “ascoltare” tanti colleghi che parlavano del mestiere?

«Io vivrei facendo domande, sono un curioso, ossessionato dalle vite degli altri. Una magnifica esperienza, perciò, che ripeterò in altri ambiti».

Il libro parla della gavetta, ma sarebbe riduttivo etichettarlo solo così. A mio parere è uno spaccato che chiunque scriva per i giornali – o sogni di farlo – non dovrebbe lasciarsi sfuggire. Ci sono mille sguardi su un mestiere…

«È proprio così, infatti, e ognuno può farsi irretire da ciò che più lo riguarda o interessa. Per chi sogna di debuttare tra i cronisti sportivi, ci sono Necco, Caressa, Piccinini… per chi ama le interviste, Sabelli Fioretti, Zincone… Il libro è costruito in modo che ognuno possa costruirsi il proprio percorso».

Ma che mestiere è quello del giornalista?

«Un mestiere mitizzato. Si guadagna poco per lo più, si sta molto in redazione ed è difficile diventare famosi».

Com’è cambiato il nostro giornalismo rispetto a quando hai iniziato?

«Contano più le opinioni che i fatti, le notizie. Ogni notizia oggi può essere annegata in una quantità di opinioni tali da neutralizzarla. Per essere pedestri, il lavoro è diminuito, se possibile, anche se internet alimenta l’illusione che tutti possono fare i giornalisti».

L’intervista è un genere spesso bistrattato. Per parte mia ho sempre pensato che sia uno strumento principe del giornalismo, specialmente del giornalismo culturale…

«Ho fatto centinaia di interviste, soprattutto per i settimanali femminili, e continuo per i miei libri. Adoro chiedere, sapere, infilarmi negli interstizi… L’intervista è il genere per eccellenza sia che serva per comporre un’inchiesta sia per ritrarre un personaggio, della cultura, sì, ma anche della politica, dello sport, dello spettacolo».

Prima di “Ci metto la firma”, hai pubblicato due deliziosi libri di interviste a scrittori, “Trucchi d’autore” – che hai ricordato prima – e “Altri trucchi d’autore”. Parliamone un po’…

«Sono diventati piccoli cult. Ancora ne parlano, scrivono, li citano. In quei libri ho cercato di catturare le particelle elementari del sogno della scrittura».

Per me l’intervista è un faccia a faccia che ambisce a una verità: magari minima, ma comunque corrispondente a un aspetto “sostanziale” di un’esperienza o di un argomento. Sbaglio?

«Non sbagli. Condurre un’intervista non è facile, occorre innanzi tutto prepararsi bene su chi stai per incontrare, senza permettergli di pettinarsi troppo il botta e risposta».

Dell’importanza di questa “verità” sono conferma proprio libri come i tuoi, che restano agli atti, per così dire, sia in termini documentari che testimoniali…

«Ecco, mi piacerebbe che tra decine di anni qualcuno li rispolverasse per capire come la pensavano e lavoravano i nostri contemporanei, romanzieri o giornalisti».

Nelle interviste rispetti sempre una regola aurea: porre domande brevi.

«Sì, odio i colleghi che in tv o per i giornali fanno domande per affermare o che già contengono la risposta».

Qual è un’altra regola aurea, per te?

«Altra regola è porre sempre la seconda domanda, insistere con chi ti sembra che stia svicolando, piazzando una seconda o terza domanda più ficcante».

Intervistatore e intervistato sono come un regista o un attore: padrone della scena è il secondo, ma al timone c’è il primo, però lateralmente, da canto…

«Mai diventare troppo protagonisti, noi giornalisti».

In “Ci metto la firma” le domande sono piuttosto ricorrenti: cambia qualcosa, ma più o meno gli interrogativi che poni sono gli stessi.

«Volevo che tutti si misurassero più o meno, con apprezzabili variazioni, con le stesse domande, per dare la più ampia gamma di esempi e opinioni. Ho cercato inoltre di fare le domande che avrebbe fatto chi sogna il giornalismo. Come sei diventato giornalista? Le difficoltà che hai incontrato? Come si sceglie un buon attacco per un articolo? E via dicendo».

Oltre che un manuale “corale” di giornalismo, il libro è anche un dibattito involontario, vi si incrociano visioni diverse.

«Era quello che volevo, far capire che poi al di là delle regole conta la sensibilità personale. Non siamo automi».

Così molti luoghi comuni volano alle ortiche…

“Eh, già. I giornalisti appartengono alla quotidianità, non al mito. Meglio vestirsi di grigio, senza panama e pipa, ma tenere la schiena dritta».

Su tutto resta un dato: che il giornalismo si impara facendolo.

«Tutti, anche i raccomandati e quelli di formazione universitaria, dovranno poi misurarsi sul campo. E fare la gavetta. Tanto vale iniziare presto. Ciò non vuol dire che non bisogna studiare, anzi dobbiamo farlo ininterrottamente».

Che eco ha avuto il libro nell’ambiente?

«Mi contattano tanti giovani, anche su Face book, per ringraziarmi. Mi dà grande piacere, più delle tante interviste in radio, in tv, o delle recensioni».

In apertura del libro s’incontrano tre capitoli introduttivi, una macro-premessa che vale anche come tuo contributo teorico e autobiografico sul mondo dell’informazione…

«Anch’io sono un giornalista, dopo tutto. Ho voluto raccontare la storia di uno che ce l’ha fatta senza parenti o amicizie utili. Ho contato su di me, volevo metterci la firma, sono qui. E conto di rimanerci a lungo».


“Ci metto la firma!”: Sick Girl Magazine intervista Mariano Sabatini

30/09/2009

l’originale [ QUI ] di Luna 979

metto_firma_copertina“Ci metto la firma! La gavetta dei giornalisti famosi. Cosa facevano quando non erano nessuno” (Aliberti editore) è il nuovo libro di Mariano Sabatini. Autore televisivo, giornalista professionista, critico tv, Mariano scrive di costume, cultura e spettacoli. Collabora con “Italia Oggi”, “Metro”, “Affari italiani”, i quotidiani del Gruppo Espresso, “Gioia”, “Radio-corriere”, “Film Tv”, “Il Tempo”. Tiene una rubrica la domenica mattina su Radio Capital ed è spesso ospite in Tv. In questo libro offre una carrellata di straordinarie interviste sui loro esordi e la loro gavetta ad alcuni tra i più grandi giornalisti italiani, tra cui Toni Capuozzo (vicedirettore del TG5), Vittorio Feltri (direttore de “Il Giornale”), Alfonso Signorini (direttore di “Chi” e “TV Sorrisi e Canzoni”). Per contrappasso, ho pensato intervistare Mariano a proposito del suo lavoro 🙂

sabatini-fotoMariano, il tuo ultimo libro è “Ci metto la firma!”, una raccolta di interviste che hai fatto ad alcuni dei nomi più prestigiosi del giornalismo italiano. Una delle domande che poni è come si realizza un’intervista perfetta. Qual è la tua risposta a questa domanda?
Non c’è l’intervista perfetta. È una cosa molto soggettiva, se riesci a strappare un brandello o meglio qualche brandello di verità puoi dirti soddisfatto. Se poi l’intervista dà anche una notizia, hai fatto bingo.

Come è nata l’idea di scrivere questo libro?
Ho scritto due volumetti sui metodi di lavoro dei romanzieri e intervistandomi mi definivano tutto indegnamente “scrittore”. Ho voluto ribadire la mia appartenenza ad un’altra categoria, tanto vituperata e allo stesso tempo tanto bramata. Ci sono tanti che sognano di fare i giornalisti, il libro è per loro.

Nel libro riveli gli esordi di giornalisti poi diventati famosi, cosa puoi dirci del tuo, di esordio, nel mondo del giornalismo?
Tutto molto casuale. Non avevo il sacro fuoco, solo una grandissima determinazione. Ho avuto la fortuna di essere chiamato a fare l’autore tv da Luciano Rispoli, questo mi ha aiutato a gravitare in un mondo che a distanze siderali da me… la tv, il giornalismo, non avrei mai pensato di potercela fare.

Quanto pensi che sia cambiato il mondo del giornalismo rispetto ai tuoi esordi?
È cambiato, compreso il fatto che una volta contavano le notizie, i fatti, oggi imperano le opinioni.

Cosa ti piacerebbe leggere? E cosa non sopporti di vedere tra gli scaffali delle librerie?
Mi piace leggere tutto quello che leggo, cioè di tutto, senza regole, inseguendo il principio del puro piacere. È vero che c’è tanta spazzatura in libreria, tanti sedicenti scritto, tuttavia non farei nulla per eliminare l’immondizia in questione. Ci pensano già i lettori.
Tra le tue numerose attività, c’è quello di giornalista televisivo. Cosa ne pensi di quello che disse Enzo Biagi: “Oggi è più facile diventare una faccia che una firma?”
Ogni tanto appaio in tv, dopo averla fatta per anni dietro le quinte, non mi definirei per questo giornalista televisivo. Né mi monto la testa, ci mancherebbe…Biagi aveva ragione, tanti colleghi perdono la testa appena prestano il visino alla telecamera.

È un momento cruciale per l’informazione via internet. Pensi che il blog possa porsi come valida alternativa al giornalismo di professione?
No. Ne riparliamo quando un blogger potrà vivere del suo lavoro, che talvolta è di gran lunga superiore a quello di un redattore-impiegato di un grande quotidiano. Ma tutto è episodico, affidano alla buona volontà dei singoli, spesso abbandonati a se stessi. Non illudiamoci, internet non rappresenta ancora una valida alternativa lavorativa.

Quali sono i tuoi progetti futuri più prossimi?
Grave crisi permettendo, continuerò a metterci la firma, la faccia, la voce…

Come è consuetudine per questa rubrica, puoi dirci qualcosa di “sick”?
Siete magnifiche, io amo le donne e non potrei trovarmi in un posto migliore!

Per saperne di più: Mariano Sabatini su Facebook


Cinebazar.it: Ci metto la firma, l’ultimo libro del giornalista Mariano Sabatini, Un volume ricco di aneddoti che racconta la gavetta delle grandi “firme”

25/08/2009

Ci metto la firma, Un volume ricco di aneddoti che racconta la gavetta delle grandi “firme”

di red. [l’originale QUI]

copertina-defPiù che un vademecum, più di una guida, più di una traccia: Ci metto la firma è un corposo volume (356 pagine) indispensabile per tutti quelli che vogliono farsi un’idea di come sia dura e difficile la strada del successo per i giornalisti. Tutti i trucchi del mestiere sono svelati direttamente dai cronisti e reporter più brillanti del nostro paese attraverso le domande che il giornalista professionista Mariano Sabatini rivolge loro. Queste “firme” ricordano gli esordi e l’inevitabile gavetta svelando così i segreti del mestiere. Sabatini usa il divertente meccanismo delle “interviste doppie” o plurime, ripetendo le domande più o meno uguali per tutti gli intervistati che, ovviamente, danno risposte sempre diverse.
Tra i sessanta intervistati ci sono i maggiori giornalisti italiani : Mario Giordano, Alfonso Signorini, Franco Bechis, Vittorio Feltri, Adele Cambria, Maria Giovanna Maglie, Maria Cuffaro, Sandro Ruotolo, Pietro Calabrese, Gigi Vesigna, Renato Farina, Lucio Caracciolo, Riccardo Barenghi, Daniele Mastrogiacomo, Claudio Sabelli Fioretti, Giovanna Botteri, Vittorio Zucconi, Lina Sotis, Aldo Cazzullo, Toni Capuozzo, Gianni Mura, Ennio Remondino, Maurizio Mannoni, Sandro Piccinini, Massimo Gramellini, Antonello Piroso, e le guest star del giornalismo internazionale Barbara Serra, Marcelle Padovani, Manuela Dviri.
Il libro, ricco di aneddoti, storie e ricostruzioni su una modalità di mestiere che sta scomparendo. Rappresenta uno spaccato della storia del giornalismo italiano perchè gli intervistati rievocano gli anni in cui respiravano la polvere delle redazioni. La fatica di una gavetta spezzaschiena non retribuita – il cosiddetto “abusivato” – senza “corte” nè vacanze, i giri degli ospedali, la caccia ai disastri, la cura dei fatti periferici che spesso nascondono “fattacci”.
Ma Ci metto la firma è anche un libro per curiosi (la curiosità è una delle doti fondamentali del bravo giornalista) che vogliono capire come nasce una passione e cosa facevano i loro maestri agli esordi. Si scopre, quindi, che Maria Cuffaro era un’insegnante di inglese che sognava di fare la pittrice. Indovinate un po’ com’è arrivata al giornalismo? Grazie alla la ‘dritta’ di un suo allievo che l’ha indirizzata al ‘Manifesto’ per pubblicare le sue inchieste. Per capire e registare la verità si è anche travestendosi in alcuni casi da rom o da prostituta.
Alfonso Signorini, invece, insegnava latino e greco, mentre Daniele Mastrogiacomo ha iniziato occupandosi di pubblicita’. Toni Capuozzo, pur di scrivere, faceva testi per le guide gastronomiche o cittadine. Maurizio Mannoni, ha fatto le ossa negli scantinati di piccole tv, lavorando sodo prima di fare il grande salto”. Non sveliamo oltre per non togliere il gusto della lettura e della sorpresa. Ci metto la firma non è solo un volume destinato agli aspiranti giornalisti ma un testo per tutti coloro che vogliono capire a fondo i segreti di una professione che potrebbe sembrare, ad un occhio superficiale, patinata e piena di privilegi. I giornalisti, a volte, ingiustamente offesi ed inseriti in una sorta di “casta” sono persone che hanno quasi sempre faticato duramente per arrivare ad espremire la loro passione di scrivere. Leggere per credere.

mariano_sabatiniCi metto la firma
di Mariano Sabatini
Aliberti editore Srl
pp. 356, euro 18)


Ci metto la firma! di Mariano Sabatini: il post di Marissa sul blog InMyShoes

29/07/2009

l’originale [QUI] sul blog InMyShoes: tutto quanto in mio potere per rendere quest’unica vita indimenticabile

Professione Giornalista

marissaA tutti i lettori del mio blog,

A tutte le stylers,

A tutti coloro che passano di qui,

A chi ama scrivere,

A chi sogna di fare il giornalista,

e a chi lo è gia…

Vi prego di unirvi a me, nel mio più sincero e sentito

Grazie   

a Mariano Sabatini

per essere stato qui ed avermi lasciato un messaggio in tagboard.

È un davvero un onore per me vedere e sapere che una grande Penna del giornalismo italiano è passata dal mio blog.

Giornalista professionista, cronista, opinionista ed anche editorialista per la carta stampata, autore televisivo, scrittore del libro che sto leggendo, “Ci Metto la Firma”.

Non avrei mai creduto che il mio blog potesse darmi soddisfazione più grande…
 

 Grazie davvero di cuore.


Nuova Agenzia Radicale: Fabiana Traversi recensisce “Ci metto la firma!” di Mariano Sabatini

22/07/2009

l’originale QUI

di Fabiana Traversi

Il mondo dell’editoria e del giornalismo è per molti un mondo strano, da mille contorni ed ombre. Molte volte anche per gli stessi addetti ai lavori, presenti nel mondo della carta stampata da più o meno tempo, questa realtà è difficile e rappresenta un incognita. Molte volte ci si domanda quali sono le doti di un buon giornalista, come si può redarre al meglio un intervista o un articolo.

Ma fino ad oggi nessun manuale in commercio ha potuto dare risposte adeguate a questi interrogativi in quanto la verità è che l’esperienza è l’unica arma che si può usare nel settore della stampa. Mariano Sabatini però ha voluto creare una specie di vademecum del giornalismo, ponendo domande pratiche e teoriche ai più brillanti giornalisti del nostro paese ed unendoli a ricordi ed aneddoti vissuti in prima persona.

sabatini-1Sabatini, è giornalista professionista, critico tv di Metro e Radio Capital ed ha una rubrica su “Italia Oggi” e “Affari Italiani”. Dagli anni Novanta a oggi ha scritto di costume, cultura e spettacoli per “Com”, “Il Giornale”, i quotidiani del Gruppo Espresso, “Gioia”, “Radio-Corriere”, “Film Tv”, “Libero”, “Il Tempo”. Inoltre ha firmato come autore programmi di successo per Tmc, Rai e altre emittenti nazionali: Tappeto Volante, Unomattina, Parola mia, etc. Ha pubblicato “La sostenibile leggerezza del cinema” (ESI, 2001), “Trucchi d’autore”(Nutrimenti, 2005) e “Altri trucchi d’autore” (Nutrimenti, 2007).

copertina-defCon la sua ultima opera “Ci metto la firma. La gavetta dei giornalisti famosi”, ha fatto centro nel mondo del giornalismo, è riuscito a descrivere in modo accurato e dettagliato attraverso ironia e riflessioni, la condizione dell’informazione in Italia. Lo ha fatto raccontando semplicemente i fatti, le notizie, dicendo la verità senza sconfinare nel campo delle opinioni. Tuttavia, pure questa verità è sicuramente scomoda perchè svela i segreti del mestiere della scrittura, con interviste doppie e plurime. Le domande, infatti, si ripetono per tutti i sessanta intervistati (tra i quali Mario Giordano, Alfonso Signorini, Vittorio Feltri, Adele Cambria, Maria Giovanna Maglie, Maria Cuffaro, Sandro Ruotolo, Pietro Calabrese, Gigi Vesigna, Renato Farina, Lucio Caracciolo, Riccardo Barenghi, Daniele Mastrogiacomo, Vittorio Feltri, Claudio Sabelli Fioretti, Giovanna Botteri, Vittorio Zucconi, Lina Sotis, Aldo Cazzullo, Toni Capuozzo, Gianni Mura, Ennio Remondino, Maurizio Mannoni, Sandro Piccinini, Massimo Gramellini, Antonello Piroso, e le guest star del giornalismo internazionale Barbara Serra, Marcelle Padovani, Manuela Dviri), in maniera più o meno simile, sono le risposte che cambiano.

L’autore ha usato una struttura unica per redarre le interviste, una sorta di format per tutti: un questionario, per saperne di più sugli esordi e sulla gavetta nei ricordi delle firme più accreditate del panorama giornalistico italiano. Il minimo comune denominatore del libro è la fatica di un duro lavoro che si svolge nelle redazioni, senza interruzioni, vacanze e null’altro. Il giornalista non può concedersi degli stacchi, perché sarebbe sostituito in poco tempo. In Italia ci sono molti giovani pronti a fare gavetta per sfondare e non rispettare leggi etiche e di gerarchia perché essere stagista, o componente di una redazione, il più delle volte comporta anche la necessità di un altro lavoro per arrivare a fine mese. Molti degli intervistati sono passati per questa strada: Maria Cuffaro del Tg3 faceva l’insegnante d’inglese e sognava di diventare pittrice, un suo allievo le procurò un colloquio al Manifesto. Si travestì persino da prostituta e da zingara pur di realizzare servizi originali. Daniele Mastrogiacomo di Repubblica, al centro delle cronache planetarie per il rapimento in Afghanistan, cominciò dalle pagine pubblicitarie. Il gossipologo Alfonso Signorini insegnava latino e greco. Il conduttore di Terra su Canale 5, Toni Capuozzo, scriveva pezzi per il Tuttocittà. Maurizio Mannoni ha iniziato a lavorare negli scantinati di una tivù localissima di Roma, usciva con la troupe, con la consegna di non tornare se non con il materiale per tre o quattro servizi. Leggi il seguito di questo post »


la recensione di RomaCittà.it: la gavetta dei giornalisti famosi in un libro di Mariano Sabatini

12/07/2009

l’originale QUI

copertina-defLe lezioni di latino e greco di Alfonso Signorini, quelle di inglese di Maria Cuffaro, la passione per la medicina e l’archeologia di Gianni Mura. Vittorio Feltri e il suo impiego da statale e i primi passi nelle pagine del cinema della “Notte”, gli esordi da redattore sportivo di Massimo Gramellini, i pezzi nel cestino di Giampaolo Roidi e la gavetta che non finisce mai di Gigi Vesigna. Poi ancora, la moto di Donatella Scarnati, rubatale il primo giorno di lavoro. Proprio sotto alla redazione dell’Olimpico. E Vittorio Zucconi che ricorda il papà Guglielmo, morto poco dopo aver inviato il pezzo. “Una morte che ogni giornalista si augura. In pochi sono riusciti a lavorare fino all’ultimo e si chiamano Biagi, Montanelli”, parola di Mariano Sabatini, giornalista, critico e autore tv, da poco in libreria con “Ci metto la firma! – La gavetta dei giornalisti famosi”, edito da Aliberti. Da Maria Giovanna Maglie a Maria Cuffaro, da Sandro Ruotolo a Renato Farina, da Lucio Caracciolo a Daniele Mastrogiacomo sessanta intervistati tra i più bei nomi del giornalismo italiano raccontano quali sono le doti di un buon giornalista e gli errori da evitare, come si realizza l’intervista perfetta, come si scrive un attacco irresistibile, quali sono i testi da leggere e rileggere e i modelli da seguire. Ma soprattutto raccontano la loro gavetta, cos’erano e che cosa facevano prima di diventare una firma.
mariano_sabatini“Un libro – racconta proprio Mariano Sabatini, critico tv di Metro e RadioCapital – dedicato alle non firme, ai tantissimi che s’impegnano nel mestiere di giornalista e che vuole recuperare il concetto di gavetta: lo scoglio dei bocconi amari, dei colleghi che sgomitano, dell’ambiente duro”. E allora ecco sfilare i ricordi di Giampaolo Roidi, figlio di Vittorio, “un giornalista con una grande ironia e consapevolezza dei propri limiti. Mi raccontò di quanto avesse imparato dai pezzi cestinati dai capi”. E la schiettezza di Maria Giovanna Maglie “una giornalista spesso controcorrente, urticante”, arrivata al giornalismo grazie a Veltroni “ma che comunque la gavetta se l’è fatta lo stesso”. Sì perché “la raccomandazione la puoi anche avere, ma se non sai scrivere un articolo, se non sai passare un pezzo, vieni emarginato”. Sessanta ritratti sì, ma tanti mancano all’appello. “Tanti mi hanno detto di no – dice sempre Sabatini – e sono state soprattutto le donne. Penne importanti come Emanuela Audisio o Maria Latella”.


(Tv Blog.it) Caterina Balivo e Mariano Sabatini a Festa Italiana: lei si vendica di una sua critica, lui le dà una lezione di giornalismo

05/07/2009

di Luciano Traversa, l’originale QUI (1 giugno 2009)

Criticare Caterina Balivo, oltre che uno sport nazionale, è diventato ormai un passo obbligato nella carriera di “noi” critici. Considerato che la materia è abusata, bisogna inventarsi ogni volta qualcosa di nuovo per distinguersi nel mucchio, ma fortunatamente la presentatrice rampante non manca di darci spunti diversi con le sue ininterrotte conduzioni televisive. Merita di essere segnalato un momento di tv verità che l’ha vista protagonista venerdì scorso con Mariano Sabatini.

Quest’ultimo è il critico televisivo di nuova generazione che tutti abbiamo imparato a conoscere, di cui è ben noto il passato tv dietro le quinte e un presente impegnato su più fronti giornalistici (Affari Italiani e Metro tra gli altri). Un bel giorno, però, accade qualcosa che nessuno di “noi” critici, appunto, si augurerebbe. Sabatini è “costretto” a fare promozione del suo ultimo libro Ci metto la firma!, un’interessante disamina sulla gavetta di giornalisti famosi, proprio da colei che ha pesantemente criticato nei suoi pezzi. Risale a inizio maggio, infatti, una sua pesante stroncatura della conduttrice meno amata dagli italiani e dai critici:

Nessuno più di Caterina Balivo sa che “I sogni son desideri”, per lei anche realizzati, soprattutto in campo professionale. Se non ci fosse quel sant’uomo di Fabrizio Del Noce, starebbe ancora a pettinare i materassi Eminflex o a girare i Quattro salti in padella nelle televendite. Ma come!?, direte voi: il personaggio rivelazione del 2009! Sì, ma non dimenticatelo, quel premio glielo ha dato Daniele Piombi… Il giurassico presentatore – fece lui la telecronaca di inaugurazione del Colosseo – pur di palesarsi, una volta l’anno con i suoi Oscar Tv, proclamerebbe rivelazione 2010 Nunzio Filogamo o Mario Riva.

Anche chi non avesse letto prima quest’articolo avrebbe colto l’aria di tensione tra i due, sin dall’annuncio della Balivo che sa già di vendicativo oltre che derisorio per chiunque:

“Festa Italiana è molto generosa, è grande, è una casa, gente che va, gente che viene. Lui è arrivato e andrà via con noi”.

Ora succede questo: la conduttrice sa di poter rinfacciare a Sabatini di aver bisogno del suo programma, seppur orrido, come vetrina promozionale. Perciò tira fuori una “cattiveria” inaspettata, trasformando l’ospite in capro espiatorio di tutte le sue frustrazioni contro la stampa che le è nemica.

Sabatini è, almeno all’inizio, restio nel fare nomi di personaggi che stanno svalutando il mestiere di giornalista, visto che una rubrica sulle riviste ormai non si nega a nessuno. E Caterina se ne approfitta:

“Tutti voi critici, quando venite in tv, non dite mai i nomi e i cognomi. Quando scrivete, però, o lasciate qualcosa su Internet, senza mettere la firma, siete bravi tutti. Tu sei tra pochi, perciò sei qui”.

Questa affermazione era l’ennesima allusione della Balivo a TvBlog, da lei mai citato eppure spesso evocato nel settore quando si sparla di lei. Al di là del fatto che saremmo in buona compagnia, non è aspirazione di tutti andare a Festa Italiana e, a chiunque capitasse prima o poi, non è detto che un’ospitata simile debba prevedere come “tassa” la più sincera devozione a chi lo conduce.

Tornando al nostro caso, la reazione più facile di un qualunque giornalista senza spina dorsale sarebbe stata quella di fare dietrofront, ricredendosi sul conto della padrona di casa e scusandosi imbarazzato per l’equivoco. Invece non solo l’ospite è entrato in studio a testa alta, ma ha risposto a tono a tutte le provocazioni della Balivo, trasformando il ridicolo salotto di Festa Italiana in un talk fatto per la prima volta di contenuti e riflessioni senza filtro.

Rispondendo alla domanda della Balivo sui programmi che non gradisce, ha avuto il coraggio di dire che non “gli piace la tv che usa i bambini”. Quindi anche la nostra non ti piace? Bimbi, a lui non piacete, non gli piaccio neanch’io, ribatte la conduttrice. A questo punto il buon Sabatini, che ricorda di essere padre, puntualizza che proprio per questo non ama l’uso strumentale dell’infanzia in tv, specialmente a Ti lascio una canzone. Poi parte l’arringa contro i reality dei “forsennati” e dei personaggi raccattati agli zoo. E Caterina ribatte:

“Se tu hai fatto un libro, però, e non vende è un flop, al di là che l’hai fatto o no. Io non ho mai capito perché i critici non sono quasi mai d’accordo con i programmi andati meglio come audience. Un po’ come al cinema, ammazzano un film ma è quello che magari fa più incasso”.

Sabatini tira fuori, dalla sua, la teoria del tamponamento, che comporta una fila ma non necessariamente fa sentire migliori e gratificati. La Balivo, che ha provato in tutti i modi a demolirlo, gli rinfaccia come ultima chance quella stroncatura così dura da mandare giù. Visto che lui le aveva rinfacciato il suo titolo di rivelazione dell’anno, lei gli chiede astutamente a chi darebbe questo titolo. E il critico ne esce da gran signore non facendo nomi, perché non crede in questi premi. Poi ricita come prodotto di pregio Tutti pazzi per amore e la conduttrice, allora, arriva a chiedergli se desidera una parte in quella fiction. Lui risponde, ormai basito da tanta acidità, che non è il suo mestiere e che lei potrebbe fare benissimo l’attrice. La Balivo tira fuori la manfrina del “a ciascuno il suo mestiere” e glissa.

Il significato più profondo di quest’agone, però, è racchiuso nella risposta finale di Sabatini: “Non è elegante parlar male del programma che gentilmente mi ospita”. E’ il problema dei tempi. I programmi invitano i giornalisti del momento con lo scopo di blandirti, vogliono che la stampa diventi “fabbrica del consenso” e “amica” quando c’è da metterci una parola buona. E perciò la prassi diventa quella di salotti irrigimentati, pronti a fingere un sorriso di accondiscendenza alla conduttrice, che trasforma la trasmissione in impero del proprio egocentrismo. Altrettanto interessante, a tal proposito, l’allusione di Mariano Sabatini alle difficoltà di fare l’autore tv, coonsiderato che non ti dà potere critico personale e si tramuta in un asservimento ai capricci di chi ha il vero potere, ovvero quello di un microfono in mano.

La Balivo, questa volta, ci ha provato a fare un uso strumentale del mezzo, citando in diretta tv i famigerati materassi a cui Sabatini avrebbe voluto relegarla e poi chiedendogli se Festa Italiana usa i bambini o no. Ma Sabatini, da giornalista pure non blasonato, ha dato una lezione di onestà intellettuale a tutti noi:

“Penso che la televisione abbia un ritorno maggiore dall’uso della gente di quanto la gente se ne appropri e la usi”.

Una chiosa perfetta da metterci la firma. Anch’io. Luciano Traversa.


Ci metto la firma! di Mariano Sabatini su “The literary show” di Andrea Marrone

04/07/2009

l’originale QUI

copertina-defSessanta intervistati tra i più bei nomi del giornalismo italiano raccontano quali sono le doti di un buon giornalista e gli errori da evitare. Come si realizza l’intervista perfetta? Come si scrive un attacco irresistibile? Quali sono i testi da leggere e rileggere, e i modelli da seguire? Queste sono alcune delle domande rivolte da Mariano Sabatini ai più brillanti giornalisti del nostro Paese, che ricordano i propri esordi e l’inevitabile gavetta, e svelano i segreti del mestiere in risposta a un questionario agile e di sicura presa. Basate sul divertente meccanismo delle interviste doppie e, in questo caso plurime, le domande si ripetono per tutti più o meno uguali ma ricevono risposte sempre diverse. I giornalisti intervistati rievocano gli anni in cui respiravano la polvere delle redazioni, la fatica di una gavetta spezzaschiena non retribuita, i precariato senza soste ne vacanze, i giri degli ospedali, la caccia ai disastri. Un volume ricco di aneddoti, storie e ricostruzioni su un tipo di giornalista che sta scomparendo. I grandi giornalisti italiani si confrontano con il presente e il futuro della loro professione. Un libro per i moltissimi aspiranti giornalisti, sui luoghi comuni e i miti del mestiere, raccontati dalle stelle del giornalismo nostrano.


Ci metto la firma! di Mariano Sabatini è il libro del mese di storiaradiotv.it

03/07/2009

QUI l’originale (storiaradiotv.it è il sito dedicato alla storia radio televisiva italiana che ha tra i suoi ideatori Gigi Vesigna, Pino Callà, Maurizio Seymandi e molti altri “storici”)

di Massimo Emanuelli

copertina-defE’ uscito per i tipi della Aliberti Editore Ci metto la firma. La gavetta dei giornalisti famosi. Cosa facevano quando non erano ancora nessuno, stupendo libro scritto da Mariano Sabatini.

Quali sono le doti di un buon giornalista e gli errori da evitare? Come si realizza l’intervista perfetta? Come si scrive un attacco irresistibile? Quali sono i testi da leggere e rileggere, e i modelli da seguire? Queste sono alcune delle domande rivolte da Mariano Sabatini ai più brillanti giornalisti del nostro Paese, che ricordano i propri esordi e l’inevitabile gavetta, e svelano i segreti del mestiere in risposta a un questionario agile e di sicura presa. Basate sul divertente meccanismo delle “interviste doppie”, e in questo caso plurime, le domande si ripetono per tutti più o meno uguali ma ricevono risposte sempre diverse.

Tra i sessanta intervistati, Mario Giordano, Umberto Brindani, Franco Bechis, Vittorio Feltri, Adele Cambria, Maria Giovanna Maglie, Maria Cuffaro, Sandro Ruotolo, Pietro Calabrese, Gigi Vesigna, Renato Farina, Lucio Caracciolo, Riccardo Barenghi, Alfonso Signorini, Daniele Mastrogiacomo, Claudio Sabelli Fioretti, Giovanna Botteri, Vittorio Zucconi, Lina Sotis, Aldo Cazzullo, Toni Capuozzo, Gianni Mura, Ennio Remondino, Maurizio Mannoni, Sandro Piccinini, Massimo Gramellini, Antonello Piroso, e le guest star del giornalismo internazionale Barbara Serra, Marcelle Padovani, Manuela Dviri.

I maggiori giornalisti italiani rievocano gli anni in cui respiravano la polvere delle redazioni. La fatica di una gavetta spezzaschiena non retribuita – il cosiddetto “abusivato” – senza “corte” nè vacanze, i giri degli ospedali, la caccia ai disastri, la cura dei fatti periferici che spesso nascondono “fattacci”. Un volume ricco di aneddoti, storie e ricostruzioni su un giornalista che sta scomparendo. I grandi giornalisti italiani si confrontano con il presente e il futuro della loro professione. Un libro per i moltissimi aspiranti giornalisti, sui luoghi comuni e i miti del mestiere, raccontati dalle stelle del giornalismo nostrano.

mariano_sabatiniMariano Sabatini è giornalista professionista. È critico tv di «Metro» e Radio Capital e ha una rubrica su «Italia Oggi» e «Affari Italiani». Dagli anni Novanta a oggi ha scritto di costume, cultura e spettacoli per «.Com», «Il Giornale», i quotidiani del Gruppo Espresso, «Gioia», «Radio-corriere», «Film Tv», «Libero», «Il Tempo». Ha firmato come autore programmi di successo per Tmc, Rai e altre emittenti nazionali: Tappeto Volante, Unomattina, Parola mia, etc. Ha pubblicato La sostenibile leggerezza del cinema (ESI, 2001), Trucchi d’autore (Nutrimenti, 2005) e Altri trucchi d’autore (Nutrimenti, 2007).


Fare Futuro Web Magazine: Ecco la gavetta dei giornalisti famosi. In un libro, le interviste di Mariano Sabatini a tanti nomi della carta stampata.

30/06/2009

di Igor Traboni, l’originale QUI

copertina-defNon è il solito libro sul giornalismo, ma ha tutti i numeri per diventarlo, anche meglio di tanti altri che pure in questo periodo vanno per la maggiore: 60 interviste ad altrettanti giornalisti famosi di tutta Italia e di tutti i settori, 356 pagine che si fanno leggere in un paio di sere anche dai non addetti ai lavori, cinquanta e forse più anni di professione (e dunque di società italiana) che passano così sotto il microscopio.

Parliamo di Ci metto la firma! – La gavetta dei giornalisti italiani, scritto da Mariano Sabatini e appena mandato in libreria da Aliberti Editore. Il sottotitolo del volume è altrettanto indicativo del percorso seguito da Sabatini: Cosa facevano quando non erano nessuno. L’autore ha scarpinato infatti lungo mezza Italia per porre una serie di domande (alcune sono simili, per dare al lettore una linea-guida che non lo disorienti troppo) a una sessantina di colleghi. Sabatini infatti, romano di 38 anni, è giornalista professionista e attualmente collabora a varie testate, dopo aver lavorato anche come autore per programmi di successo, soprattutto quelli legati a Luciano Rispoli e alla vecchia Telementocarlo, gustosa esperienza che l’autore racconta nella sua, di gavetta. Il metodo dell’intervista, d’altro canto, Sabatini lo aveva già seguito per Trucchi d’autore e Altri trucchi d’autore, due libri pubblicati da Nutrimenti con oltre cento “chiacchierate” con altrettanti scrittori per sapere tutto – e qualche volta il contrario di tutto – su abitudini, tecniche, vizi e manie da cui sono scaturiti poi i libri di successo che riempiono i nostri scaffali. Leggi il seguito di questo post »


News tv intervista Mariano Sabatini in occasione dell’uscita di “Ci metto la firma!” (Aliberti editore)

29/06/2009

l’originale QUI

NT intervista Mariano Sabatini: “Se mi chiamassero al Corriere della Sera o a Repubblica non mi sottrarrei”

mariano_sabatiniMariano Sabatini, giornalista, scrittore e critico tv ha rilasciato un’intervista esclusiva a noi di News Tv. Abbiamo parlato del suo nuovo libro “Ci metto la firma!”, della carriera da giornalista, oltre che all’ultima stagione televisiva e ai suoi progetti futuri. Buona lettura.

E’ appena uscito “Ci metto la firma”, la tua ultima opera. Ce ne vuoi parlare?
“Il libro contiene una provocazione, che si concretizza nella mia convinzione: ovvero che i giornalisti debbano tornare a fare la gavetta, a scontrarsi con le difficoltà sul campo per capire se sono adatti a una professione disseminata di trappole, difficoltà, frustrazioni. Solo chi ha le spalle larghe e forti sopravvive. E le spalle non si irrobustiscono nelle aule universitarie. Comunque sia, circa vent’anni fa, quando cominciavo, se avessi trovato un libro simile me lo sarei bevuto: pieno com’è, di aneddoti, curiosità, esperienze di giornalisti illustri. Da Feltri a Piroso, da Maria Giovanna Maglie a Maria Cuffaro, da Zucconi a Mannoni, Signorini, Caressa, Piccinini, Mura, Gramellini.. in tutto sono sessanta grandi firme”
Al giorno d’oggi in pochissimi fanno la gavetta: la colpa di questo fenomeno è la tv?
“Credo di sì, la tv dà l’illusione che chiunque in poco tempo possa arrivare a condurre uno show in prima serata. Sembrerebbe che possa bastare mettere la faccia in un reality per sfondare, guadagnare, avere un posto tra le “stelle”. Non è così ovviamente. Per diventare Santoro o Baudo ci vuole tempo, fatica e impegno”
A proposito di firme.. è giusto o sbagliato, secondo la tua opinione, scrivere sottoforma anonima, ormai abitudine del popolo del web?
“Appartengo a una generazione cresciuta prima dell’avvento di internet, il regno del nickname, dell’anonimato. Ovvio che chi scrive senza “metterci la firma” e quindi la faccia, e quindi non assumendosi la piena responsabilità di ciò che scrive, mi piaccia poco”
Da buon critico tv quale sei, parliamo dell’ultima stagione televisiva. Quali secondo stati secondo te i programmi e i personaggi peggiori?
“La stagione tv appena conclusa si è distinta per la forsennatezza di alcuni personaggi dei reality. Quello che ha passeggiato nudo nella casa del “Grande Fratello”, quell’altra che ha tirato il bicchiere, l’azzuffata belluina tra la contessa Marina Ripa di Meana e quel bellimbusto di Fabrizio Corona, le scenacce della “Talpa”… La Veronica Maya di “Incredibile”, ma anche il flop di Baudo a “Serata d’onore” li ricorderemo, come il premio Oscar Tv come personaggio rivelazione a Caterina Balivo: simpatica, anche spigliata, ma da qui a definirla rivelazione ce ne vuole, di gavetta… e siamo sempre lì!”
Di sogni, nella tua carriera, ne hai realizzati molti. Ne hai ancora qualcuno nel cassetto?
“Eccome! Scrivere un libro che venda centinaia di copie, magari un bel giallo. Proseguire con serenità a svolgere il mio lavoro giornalistico, sui giornali, in radio e, di tanto in tanto, anche in tv. Poi, devo dirti la verità, se mai mi chiamasse il direttore del Corriere della sera, della Repubblica o della Stampa per scrivere sulle loro pagine, mica mi sottrarrei…”
Classica domanda finale.. I tuoi progetti futuri?
“Ho due o tre idee per nuovi libri che mi frullano in testa. Prima o poi ne avrete notizia… Continuerò a lungo, a metterci la firma!”
Ringraziamo Mariano Sabatini per la disponibilità e vi consigliamo di acquistare “Ci metto la firma!”.

 


Ci mettono la firma: il gruppo su Anobii che ha preso spunto dalla lettura di “Ci metto la firma!” di Mariano Sabatini

28/06/2009

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Ci mettono la firma è il gruppo ideato da Akio su anobii prendendo spunto dal libro di Mariano Sabatini “Ci metto la firma! La gavetta dei giornalisti famosi” (Aliberti editore). Riflessioni e dibattiti su giornalismo, giornalismi e giornalisti. Ma anche per parlare di scrittura giornalistica, di giornalisti scrittori, di scrittori giornalisti e di libri sull’argomento. Gli anobiiani sono invitati ad unirsi al gruppo!
Il primo tema di discussione è:  Per fare i giornalisti è meglio la gavetta o le scuole e i corsi universitari?